Innsbruck Festwochen der Alten Musik: splendore barocco, risonanze moderne
Innsbruck (A) – Effluvi barocchi a Festival di Musica Antica di Innsbruck inauguratosi mercoledì scorso al Tiroler Landestheater con l’anteprima di “La Stellidaura vendicante” di Francesco Provenzale (1624-1704). Un pioniere nel suo genere, quello della scuola napoletana, ma di cui solo due opere sono sopravvissute e riscoperte alla fine del diciannovesimo Secolo. Provenzale, tra tradizione culturale e canto popolare, introduce personaggi comici che cantano in dialetto, il risultato è una commedia audace, un quadro sonoro composto da generi differenti, la cui popolarità supera i confini convenzionali, “La Stellidaura vendicante” è infatti considerata l’archetipo dell’opera semiseria.
Il direttore artistico del Festival di Innsbruck, Alessandro de Marchi ha condotto l’opera dal clavicembalo risolvendo brillantemente le intricate armonie tra raffinata musica classica e il ritmo sfrenato della musica popolare. Mirabile raffinatezza nel suo gesto e nell’esecuzione dell’ “Academia Montis Regalis” che ha reso affascinante la colorita partitura della “Stellidaura”, interagendo con grazia tra i passaggi seri e divertenti e usando anche diverse chitarre e strumenti a percussione Dulcian.
Il libretto, in tre atti, usando figure comiche mostra tutta la passione che da sempre agita la vita interiore nell’uomo. Intrighi complessi, gelosia, lettere d’amore scambiate, ed un velato sublime erotismo che scivola silenziosamente nei recitativi, per poi deflagrare nella musica, unico modo per parlare nel diciassettesimo secolo di qualcosa che altrimenti era tabù.
Un lavoro che il regista Francis Carpentries e la scenografa Karine Van Hercke hanno ridefinito ridisegnando il fascino barocco con tratti moderni. Risonanze barocche rivisitate, ovviamente, anche nei costumi, soprattutto, negli abiti degli elfi gemelli, e del servo Giampietro quasi a ricordare i bozzetti di Stravinsky per i balletti di Diaghilev, un controcanto allo splendore tipico barocco di quelli di Stellidaura.
Tutto si svolge in uno spazio senza tempo dotato di numerose citazioni barocche, scenografia essenziale elegante che gioca con i codici di rappresentazione trasportando lo spettatore , in ambienti diversi dal giardino notturno, alla splendente sala del trono, dalla tetra prigione alla libertà. Infinito mare azzurro che sinuosamente e serenamente abbraccia il palcoscenico confondendosi con il cielo, è un luogo prospettico inondato di luce, di essenza mediterranea cornice ideale per il lieto fine.
La figura centrale dell’opera, in tre atti è Stellidaura, combattiva giovane donna ma molto ansiosa e animata fortemente dal desiderio di vendetta, è innamorata di Armidoro che ha un rivale, il principe Orismondo, anche lui innamorato di Stellidaura. Orismondo, furioso dalla gelosia ferisce Armidoro e Stellidaura vuole vendicarlo uccidendo Orismondo.
Nel secondo atto entrambi gli amanti scrivono una lettera d’amore per Stellidaura, ma le lettere vengono scambiate dai due servi di Stellidaura e Orismondo: Armillo e Giampietro. Equivoci, e tensioni collimano in amori traditi e amori respinti, è un continuo naufragare di sentimenti, fin quando nel terzo atto Stellidaura si traveste da uomo per uccidere Orismondo. L’omicidio viene impedito da Armidoro e Stellidaura finisce in prigione. Orismondo le invia tramite il servo Giampietro il veleno che dovrà ucciderla, ma Giampietro volontariamente lo scambia con un sonnifero. Stellidaura beve il finto veleno e così fa Armidoro quando vede Stellidaura morta, apparentemente. Entrambi si svegliano. Tramite una lettera custodita per lungo tempo in una bottiglia Orismondo scopre che Stellidaura è la sorella a lungo perduta, felice del ritrovamento approva il matrimonio tra Armidoro e Stellidaura.
Oltre all’appassionata storia d’amore, in cui due nobili rivali si contendono la bella Stellidaura, è il servo Giampietro, che ha cantato in dialetto calabrese, ad incuriosire e suscitare divertimento nel pubblico spingendolo a diversi minuti di applauso.
Citazioni barocche con un tocco di modernità, un intrattenimento piacevole che quasi commuove nella scena finale con il dolore del cuore dei protagonisti e la loro re-identificazione grazie alla lettera richiusa in una bottiglia.
Jennifer Rivera nel ruolo di Stellidaura conosciuta e apprezzata durante il Festival di Musica Antica di Innsbruck nel 2010, aderisce perfettamente al personaggio sfoderando tinte gradevoli e cura del fraseggio. Carlo Allemano in Orismondo ottimo e professionale, conserva una certa forza e incisività d’accento. Intensità anche per Adrian Strooper in Armidoro che relaziona i sentimenti con una certa autorevolezza interpretativa. Altrettanto convincete Hagen Matzeit, nel ruolo di Armillo. Enzo Capuano, in Giampietro, ha reso viva e pulsante la sua commedia dell’arte cantando con notevole scioltezza in dialetto calabrese complessità espressiva resa con padronanza e particolare talento.
Una serata barocca che ha deliziato il pubblico visibilmente soddisfatto.
di Antonella Iozzo © Riproduzione riservata
(10.08.2012)
Immagini: Jennifer Rivera (Stellidaura), Adrian Strooper (Armidoro) © Rupert Larl, Innsbrucker Festwochen
Enzo Capuano (Giampetro), Jennifer Rivera (Stellidaura) im Hintergrund© Rupert Larl, Innsbrucker Festwochen
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