The Phantom of the Opera, è un musical dall’attrazione fatale verso il fiabesco visionario ed evocativo, è una struggente favola gotico-romantica che ha celebrato il 30 ° anniversario. Vincitore di 7 Tony Awards è una storia senza tempo dall’attrazione fatale.
di Antonella Iozzo
New York – The Phantom of the Opera, musical icona di Andrew Lloyd Webber, diretto da Harold Prince e prodotto da Cameron Mackintosh e The Really Useful Group, ha celebrato il 30 gennaio 2018, il suo 30 ° anniversario. È lo show leggenda più longevo nella storia di Broadway. Tanti gli eventi che l’hanno ricordato su tutti lo spettacolare Music-To-Light Show tenutasi all’Empire State Building, durante il Gala Party del 24 gennaio.
New York, nella città dei musical, a Broadway nel district dove lo spettacolo è un sentimento che aleggia nell’aria e dove tutto si muove a ritmo di produzioni, produttori e incassi ai botteghini, al Majestic Theatre, il 26 gennaio 1988 si alzava il sipario su una produzione che ha segnato tendenze, scolpito personaggi, incantato platee, entrato nel cuore, nella mente e nell’immaginario di un pubblico in crescendo.
Vincitore di 7 Tony Awards, tra cui quello per il miglior musical, The Phantom of the Opera è un classico sulle ali del mito, una storia senza tempo che contiene l’essenza della magia, del romanticismo, dell’amore e dell’arte. Forever fiaba e reale sentimento che rilascia in ogni rappresentazione un arcobaleno di emozioni. Un numero sempre maggiori di spettatori ne rimangono affascinati, non è un caso se è stato visto da 18 milioni di persone e ha incassato oltre 1,1 miliardi di dollari al botteghino, raggiungendo il numero di 12.500 spettacoli, ed ogni singola esibizione stabilisce un nuovo record senza uguali.
The Phantom of the Opera, un musical istoriato di successi e acclamazioni per i suoi protagonisti, ben 15 gli attori selezionati nel corso dei suoi primi trent’anni da Tony Award a Londra, New York e Los Angeles a Michael Crawford fino all’attuale star svedese Peter Jöback, per il ruolo di Phantom.
Nomi divenuti celebri e celebrità come muse ispiratrici di sogni, recensioni e cronistorie come Ali Ewoldt, che ha fatto scalpore divenendo la prima ragazza asiatica americana ad essere scelta per interpretare il ruolo di Christine a Broadway.
Le favole non hanno tempo raggiungono sempre approdi mentali sui quali ramificare la propria teatralità immaginifica, anche in questo caso; The Phantom of the Opera, infatti, si basa sul romanzo classico di Gaston Leroux, e racconta di una misteriosa figura mascherata che si nasconde sotto le catacombe del Teatro dell’Opera di Parigi terrorizzando tutti coloro che lo abitano. Innamorato follemente di una giovane soprano, Christine, si dedica a creare una nuova stella, plasmando e nutrendo gli straordinari talenti di Christine, ma impiegando anche i metodi subdoli al suo comando.
Al Majestic Theatre la magia si tinge di mistero e di gotico. Sulle false righe di un’asta danza il prologo di una love story che nessuno si aspetta.
Impressionate, spettacolare, attraente è uno spettacolo nello spettacolo, che incolla gli occhi dello spettatore sul palcoscenico con effetti speciali e musiche che rievocano atmosfere che rimandano a motivi d’opera, ma abilmente orchestrate in nuove forme.
La messa in scena musicale e la coreografia firmata da Gillian Lynne, sono cariche di pathos e tensione emotiva, coronata dalla bravura corale e da un corpo di ballo a dir poco perfettamente armonico e sincronizzato.
Puro romanticismo, una novità a Broadway e per Broadway da ben 30 anni e che continua a ridisegnare i canoni del successo. Just appeal dal soft touch pericolosamente romantico.
Peter Jöback, nel ruolo di Phantom è intenso, drammatico, capace di scorgere sempre una nuova, inquietante e commovente sfumatura nel personaggio. Kaley Ann Voorhees nel ruolo di Christine ha una voce da soprano coltivata che sa modulare con ampi respiri. Calda e allo stesso tempo timida, in alcune scene, con la voce e le movenze dipinge come in un quadro impressionista la struggente realtà della protagonista. Rodney Ingram, ovvero, Raoul il Viconte di Chagny è un ottimo rivale del Phantom, di buona presenza e autorevolezza scenica, e Craig Bennett nel ruolo di Monsieur Firmin strappa sempre un sorriso dal pubblico come Laird Mackintosh in Monsieur André. Raquel Suarez Groen è una travolgente Carlotta Guidicelli, divertente e vocalmente impressionante come una cantante rivale; mentre l’australiana Maree Johnson in Madame Giry, nella prima edizione del cast australiano di PHANTOM, interpretando il ruolo di Christine nelle produzioni di Melbourne e Sydney, si muove con una certa forza ed incisività, dimostrando carattere e temperamento.
Scenografia da melodramma gotico che ci conduce sul tetto del teatro dell’opera, con la sua vista sospesa fra suspance e vena romantica su una scintillante Parigi a tarda notte. In primo piano il lago sotterraneo, dove il Fantasma viaggia in gondola fino a una tana segreta, barocca, la scena è conturbate, brivido e mistero le parole chiave, ghiaccio secco per evocare la nebbia e illuminazione data da dozzine di candelabri, quasi una visione hollywoodiana dell’inferno con effetti speciali del film horror, ognuno elegantemente messo in scena e scandito senza sosta da Harold Prince.
Le apparizioni di Phantom cariche di calore emotivo. La sua faccia nascosta da una mezza maschera, suscita curiosità, tenerezza, desiderio di penetrare nel suo inconscio ferito. La voce espressiva di Peter Jöback, le sue mani sensuali per esprimere il desiderio per Christine prendono forme, colore, suadente passione nella sua dichiarazione d’amore: “The Music of the Night”. Solo seduzione giocata con le parole, il timbro vocale e la sua abilità tecnico-interpretativa che culmina quando viene spogliato dalla maschera, un atto di forza che procura spasmo e violenza dell’anima. La scena è struggente: mortificato, sudato, pallido, stringe il velo da sposa, lirica poesia che danza con il desiderio e la desolazione intima e profonda. Un primo atto che culmina con l’ascesa del famoso lampadario. Spettacolare e coinvolgente opulenza sinistra.
The Phantom of the Opera, è un musical dall’attrazione fatale verso il fiabesco visionario ed evocativo, verso il tripudio di forme e colore d’invenzioni straordinarie che irradiano l’onirica onda creativa di Maria Björnson production design. Un tributo mozzafiato, spiritoso e sensuale al teatro del XIX secolo.
Una magia in costante movimento che irrompe attraverso una scalinata illuminata dal mago delle luci Andrew Bridge. È una grande festa in maschera, attitude oserei dire all’eccentrico, all’avant-garde retrò, al kitsch declinato nell’estrema teatralità del burlesche che apre il secondo atto. Mettendo ancora più in risalto il sound design di Mick Potter Lirica e carismatica sensazione che irrompe con “Masquerade”, acrobazie e folgorante messa in scena che attende con impazienza l’entrata del Phantom.
Melodramma gotico nel quale i paesaggi danteschi e lo stato d’animo sprofondano nella tetra malinconia scivola in entrambi gli atti. Tende pesanti, curve, gonfie, cariatidi dorate e la spettacolare discesa negli inferi, attraverso un ponte inclinato, suggellano l’opulenza sinistra e l’impianto scenico che ruota intorno al principe delle tenebre.
The Phantom of the Opera è una favola gotica che sfiora le corde dell’intimo tra suggestioni romantiche e sentimento per poi celebrare l’essenza della fascinazione della magia e dell’illusione che ci spinge verso quel brivido palpitante, il desiderio di svelare il mistero del fantasma accanto a noi.
Essere senza tempo e la condizione essenziale del successo per The Phantom of the Opera è il tributo eterno al successo.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(02/04/2018)
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