Verbier Festival 2017 incontri al vertice per emozioni top. Simović, Sitkovetsky, Tamestit, Kissin, Maisky. Musicisti di grande personalità che riaccendono l’orizzonte nel cuore della alpi svizzere, at Verbier Festival 2017, of course.
di Antonella Iozzo
Verbier (CH) – Verbier Festival 2017, dal 21 luglio al 6 agosto on the stage la Musica, nella forma dell’assoluto. I più grandi musicisti della scena internazionale al Verbier Festival 2017, per un inno alla joie de vivre sotto il segno della Musica.
Per il Verbier Festival 2017, il 30 luglio scorso, presso la Salle des Combins un quintetto d’eccezione: Roman Simović violin, Dmitry Sitkovetsky violin, Antoine Tamestit viola, Evgeny Kissin piano, Mischa Maisky violoncello, hanno entusiasmato pubblico e critica con un programma che percorre la vie en rose della musica da Mozart a Dvořák.
Il concerto, infatti, si apre con Quartetto per pianoforte n. 1 in sol minore, K 478 di Wolfgang Amadeus Mozart ad eseguire Kissin, Sitkovetsky, Tamestit, Maisky.
Intuizione mozartiana tesa al massimo livello con un Allegro iniziale che trattiene la tensione con un unisono e una cupa scala discendente del pianoforte, elementi che percorrono insistentemente l’intero movimento. Feeling che scorre tra i musicisti come collante di un’espressività che si accende di passione. La stessa che ritroviamo stemperata nel sereno e pacificato Andante, l’atmosfera cambia, si entra dentro la partitura Maisky e tutt’uno con il violoncello e il primo violino Sitkovetsky ne rilascia un’impronta densa e allo stesso tempo lirica, sembra quasi che ci sia una sorta di solidale meditazione fra gli strumenti con la densa scrittura polifonica degli archi e i delicati ricami del pianoforte, cristallino il tocco di Kissin.
Il Finale è un Rondò brillante che continua a mantenere alta l’atmosfera. La densità del dialogo strumentale raggiunge l’apice, e la coda conclusiva rilancia l’intensità tessendo un coinvolgimento empatico rarefatto e magmatico che si arresta all’improvviso in un energia svettante e folgorante.
Al Verbier Festival 2017, il programma continua con il Quartetto in do minore n. 1 per pianoforte, violino, viola e violoncello, op. 15 di Gabriel Fauré. Grandi interpreti dipingono questo capolavoro di allure seducente, istanze stilistiche rivelando l’influenza di Camille Saint-Saëns, che Fauré ebbe come maestro. Forma classica e tendenze della musica contemporanea convivono e con-vibrano in Fauré dando vita a un quadro sonoro di rara bellezza. Inafferrabile che Kissin, Sitkovetsky, Tamestit, Maisky rendono palpabile emozione.
Lo Scherzo. Allegro vivo suggella l’eleganza del compositore. Leggerissime nuance sonore del pianoforte, introdotta e, poi accompagnata dai pizzicati degli archi che evocano il suono di chitarre o di mandolini. Impressioni che camminano nel tocco quasi magico dato dai musicisti. Tra loro rara coesione e sinergia si sviluppano nelle successive varianti che sembrano quasi scendere fra il pubblico.
Invisibol touch tra pianoforte e archi per l’Adagio. Intreccio in filigrana che rilascia sensazioni fuori dal comune. Il tema si distende in arcate via via più intense e appassionate, nelle quali s’inserisce anche il pianoforte. Accordi e arpeggi si eseguono e si susseguono in una danza calibrata e soave fino alla coda, disperdendosi in un luccicante pulviscolo sonoro.
L’Allegro molto si contraddistingue per un ritmo serrato e articolato. Un movimento brillante e leggero, segnato dai pizzicati degli archi, che accompagnano un tema tonalmente ambiguo del pianoforte al quale Kissin dona l’incanto della meraviglia. È luminoso, brillante, senza ombre, è Fauré che definisce con chiarezza i tratti essenziali della propria poetica, adesione alla tradizione tedesca e profondo rinnovamento in perfetto equilibrio.
Si conclude la prima parte di un programma che evoca la grande qualità della kermasse che anche per il Verbier Festival 2017 ha saputo interagire con le diverse sfaccettature e stilemi musicali proponendo musicisti e compositori di grande fascinazione emotiva ed intellettiva, molto apprezzati.
Seconda parte interamente dedicata ad Antonín Dvořák con il Quintetto per pianoforte n. 2 in la maggiore, op. 81. Al quartetto si aggiunge il secondo violino Roman Simović. Semplicemente connessione per l’inafferrabile nella profondità di un qualcosa che moltiplica gli effetti all’infinito.
L’Allegro ma non tanto si apre con un tema sognante esposto dal violoncello, Mischa Maisky è superlativo, intimità, lirismo, afflato di bellezza sonora che si scioglie in sensibilità. Una curva al quale si contrappongono il ritmo più serrato del pianoforte. Armonici contrasti che caratterizzano l’interno primo movimento, dove tutte le emozioni si grazie ai repentini cambiamenti d’atmosfera.
Dvorak ha utilizzato in tutte le sue musiche elementi folcloristici, e in questo caso è la Dumka a primeggiare nel secondo tempo. Un genere di canto popolare slavo di origine ucraina dall’andamento lento ed elegiaco. Il motivo principale viene esposto dalla viola, Antoine Tamestit ne sfiora tutte le sfumature con una tecnica precisa ed un’intelligenza filologica. Una caratteristica delle danze popolari slave, è l’alternarsi di sezioni lente e veloci, dai toni opposti, e qui ogni attimo è puro vortice emotivo, è sintesi e antitesi che avvolge una raffinata partitura contribuendo a creare nuove sensazioni.
Musica popolare riletta e reinterpretata anche per lo Scherzo al quale fa eco il Finale, Allegro decisamente trascinante. È come se l’altro suono quello popolare avesse nuova fascinazione intellettiva. Ritmi che danzano e armonie che riprendono la forza straordinaria della musica sopra ogni cosa. Una sensazione sottolineata anche dai singoli strumenti ai quali Dvorak sembra donare importanza, librando l’essenza del suono.
Roman Simović violin, Dmitry Sitkovetsky violin, Antoine Tamestit viola, Evgeny Kissin piano, Mischa Maisky violoncello, incontri al vertice per emozioni top. Musicisti di grande personalità che riaccendono l’orizzonte nel cuore della alpi svizzere, at Verbier Festival 2017, of course.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(02/08/2017)
Foto by Aline Paley
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