Mischa Maisky e Lily Maisky, seducono il pubblico del Verbier Festival. Intonazione, precisione e qualità del suono sul fondale di un grande sincronismo e di un‘incredibilità felicità esecutiva.
di Antonella Iozzo
Verbier (CH) – Verbier si sveglia con la grande musica di Mischa Maisky e Lily Maisky, violoncello e pianoforte. All’Englise, feeling comunicativo impareggiabile, scioltezza, armonia, padre e figlia viaggiano all’unisono sulle note di Bach, Shostakovic e Britten. Apre il concerto, la Terza Sonata in sol minore per violoncello e pianoforte di Johann Sebastian Bach, Mischa e Lily irrompono con assoluta libertà fantastica. Il Vivace iniziale ben ritmato e mosso srotola la sicurezza espressiva dei due protagonisti fin quando il pianoforte riprende il tema iniziale del violoncello con suadente maestria. Stile melodico e ritmico s’integrano vicendevolmente fin quando sul finale singolari opposizioni ritmiche introducono un’ampia cadenza definitiva. Il gesto di Mischa Maisky è tensione vitale, è corpo e anima, è musica. Segue un bellissimo Adagio che dilata la percezione, violoncello e pianoforte si oppongono con due temi diversi ben distesi e cantabili, è un seguire il ritmo che sembra quasi mantenere una coerenza di libertà. L’Allegro conclusivo rinasce continuamente in nuovi episodi, i tasti del pianoforte incidono il tempo, l’archetto di Mischa danza con verve, movimenti spigliati, sciolti, calibrati, che immancabilmente richiamano l’applauso.
Segue la Sonata per violoncello e piano in re minore op.40 di Dimitri Shostakovic che doveva rimanere l’unico lavoro per questo organico del compositore russo. Il giovane Shostakovic è, infatti, un compositore orientato prevalentemente verso il sinfonismo e i grandi organici. Nuovi stilemi, epoca diversa per una musicalità che implode di magnetismo e passione creativa.
Sospiri di melodia malinconica vibrano dai due strumenti, poesia che ben presto intreccia il silente dialogo, assumendo un’intensificazione quasi magmatica. Il pianoforte di Lily continua a carezzare il secondo tema, in modo lirico abbracciando il violoncello che subito ne segue la fascinazione. Lo sviluppo di conseguenza è innervato da linee che s’inseguono amplificando la suggestione emotiva, fino agli accordi ritmati del pianoforte.
Lo Scherzo, si basa su temi di danza popolare, trascinanti e aggressivi, segnati da un impulso continuo e magmatico che Mischa Maisky, porta al massimo livello. Ogni fibra del suo corpo è sostanza sonora, stemperata nel Trio dagli arpeggi del pianoforte. Il Largo è contraddistinto da un’intensità lirica struggente. Linee melodiche e armonie dipingono continuamente un quadro in divenire. I due protagonisti riescono a rendere le diverse atmosfere, in un’intonazione elegiaca che assume connotazioni profonde. Densità materica sul finale dove il conflitto fra passato e presente, che attraversa tutta l’opera di Sostakovic, irrompe maggiormente. Mischa Maisky e Lily Maisky ne avvertono ogni sussulto e ne rilasciano un’esecuzione brillante, significativa, pregna di verità intuitiva.
La seconda parte si apre con la Suite per violoncello solo N° 5 in do minore BWV 1011 di Johann Sebastian Bach. Sul palcoscenico Mischa Maisky, ed il suo violoncello, è Arte al sommo dell’ineffabilità espressiva. È coscienza estetica, è intima palpitazione del suono, è Mischa Maisky nell’intimo dialogo con Bach.
La suite, che risale al primo Medioevo, era una successione di movimenti ispirati ad arie di danze. Ogni suite è preceduta da un preludio in cui praticamente viene impostato da Bach il discorso armonico e contrappuntistico, prima dello svolgimento delle danze vere e proprie.
Il Preludio che apre la Suite n. 5 in do minore, è un adagio dalla melodia fortemente espressiva, interrotto da un tema di fuga, rapido e veloce che il maestro Maisky asseconda evidenziano l’acutezza.
L’Allemanda come una danza di largo respiro sembra sostare sulle ali del sogno. La successiva Corrente conserva una certa forza e incisività, mentre la Sarabanda si snoda con semplicità e Maisky la esegue con estrema piacevolezza musicale, che sembra introdurci nelle due Gavotte pervase da un senso gioiosamente vitalistico, espresso con brillantezza di arcate. La Giga finale ha delle figurazioni ritmiche molto puntuali che prendono sempre più consistenza in una sensibilità esecutiva capace di incidere le emozioni.
Un concerto come pulsazione musicale vestita di luce ed eleganza che ci presenta come ultimo brano la Sonata per violoncello e piano in do maggiore op.65 di Benjamin Britten, scritta dal compositore inglese per il grande Mstislav Rostropovich, che la tenne a battesimo nel 1961. Dall’allegro iniziale il fluire della musica sembra indicare un’evoluzione all’interno, un rapporto stretto, un dialogo tra i due strumenti flessibile e dal libero respiro.
Lo Scherzo che segue è interamente pizzicato, vivace vitalità, vibrante verve, che rilascia tutta l’abilità tecnica di Maisky e la gestualità pianisitica di Lily. L’elegia è una pagina si soave bellezza, ricchissima di sfumature, cantabile e levigata. Un fiume sonoro che segue perfettamente l’estro dei due solisti nella Marcia. Temperamento e grazia rivelano il talento e la tempra del duo che ci conducono nel Moto perpetuo finale. Intonazione, precisione e qualità del suono sul fondale di un grande sincronismo e di un‘incredibilità felicità esecutiva.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(26/07/2014)
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