È una pulsione vitale che vibra con entusiasmo trascinate. Il direttore Kristjan Järvi, conduce con enfasi, il suo gesto è danza, è ritmo, è energia che muove le dinamiche e smuove ogni tensione percettiva.
di Antonella Iozzo
Verbier (CH) – Classico con brio, vivace con temperamento espressivo è Kristjan Järvi, sul podio della Verbier Festival Chamber Orchestra per un concerto che sfiora tutte le attitudini della musica. Alla Salles des Combins le meraviglie evocative di Darius Milhaud, “La Création du Monde op.81” come primo brano in programma. Stilemi jazz risolti con una compattezza formale raffinata e severa. In primo piano il sassofono impegnato in un disegno che ricorda un corale, come controcanto la scansione ritmica del pianoforte, segue un fugato di carattere nettamente jazzistico che coinvolge l’intera orchestra.
È una pulsione vitale che vibra con entusiasmo trascinate. Il direttore conduce con enfasi, il suo gesto è danza, è ritmo, è energia che muove le dinamiche e smuove ogni tensione percettiva. La Création du Monde, esprime un ritorno alle origini dell’umanità espressione di forze vive e barbare dalla comunicazione immediata, è il caos prima della creazione, un tripudio di suoni, di slittamenti, di movimenti tellurici che Järvi avverte in prima persona. Il suo gesto è incisivo, vorticoso, quasi una danza convulsa che evoca la nascita degli animali e delle piante poi placata da un blues. L’intera orchestra è fremente e descrive mirabilmente l’esultanza ritmica della creazione dell’uomo e della donna. Un lungo brano per clarinetto e orchestra esprime la Danza del desiderio, è un sinuoso coinvolgimento emotivo che dipinge immagini cariche di pathos, subito ripresi da tutti gli elementi musicali, un quieto rarefarsi sonoro suggella nel finale una conclusione che si perde in lontananza. La création du mond, è stato scritta come balletto, rappresentato per la prima volta dai Ballets Suédois al Théàtre de Champs Elysées il 25 ottobre 1923, con le scene di Lége e con la coreografia di Blaise
Cendras, La suite dal balletto fu eseguita tre giorni dopo, sempre a Parigi, sotto la direzione di W. Golschmann. Al Verbier Festival Kristjan Järvi e la Verbier Festival Chamber Orchestra ne danno un’interpretazione, effervescente, dove il ritmo jazz srotola la fascinazione musicale in un invisibile pullulare di sensazioni coreografate in soffio vitale.
Dopo il fermento, l’estasi di Gustav Mahler con i Lieder eines fahrenden Gesellen , baritono Stephan Genz. L’infelice passione di Mahler per la cantante lirica Johanna Richter a Kassel, confluì in questi deliziosi quattro lieder Wenn mein Schatz Hochzeit macht (“Quando il mio amore andrà a nozze”), Ging heut’Morgen übers Feld (“Questa mattina andavo per i prati”), Ich hab’ ein glühend Messer (“Ho un coltello rovente”) e Die zwei blauen Augen von meinem Schatz (“I due occhi azzurri del mio tesoro”).
Al primo Lied teneramente dipinto, succede il più robusto, Ging heut’ Morgen. L’orchestrazione rarefatta e quasi cameristica dei primi due Lieder, si tramuta nel terzo in una violenta esplosione dei legni, degli ottoni e del timpano. Il baritono entra nella parte con naturalezza ed esegue senza particolare trasporto anche nel quarto Lied, nessun sentimentalismo, ma desolazione, tristezza sommessa. Una dolce solitudine che ci conduce al finale spegnendosi nel pianissimo, mentre i flauti mesti sembrano decantare la nota dolorosa dell’amore. Un ritratto infelice nei toni delicati che però si tinge anche di toni squillanti e grigi nervosi.
La seconda parte si apre con il Divertimento pour petit orchestre op.86, di Richard Strauss. Un Divertimento nel quale pensieri e convincimenti di Strauss vengono esternati con determinazione. È un componimento dove è implicito il segno di una civiltà occidentale votata alla distruzione al di fuori delle forme. Di qui il ritorno, ai brani di Couperin, tutti contraddistinti da titoli descrittivi. Il materiale originario viene assunto con estrema libertà. I singoli movimenti, sembrano a volte affiancare molto da vicino la musica di Couperin, altre volte accostano pezzi diversi, non per rifarsi all’antico ma per servirsene ai fini di un risultato personale e originale. Otto distinti movimenti che l’orchestra esegue con calibrata e grande eleganza. Preziosi e trasparenti gli archi riempiono di colori straussiani le nitidissime pagine musicali. Finezza intellettuale dell’autore evocata da un’interpretazione sottile, dove la capacità tecnica infonde nuova vita e nuovo splendore.
Giovane compagine la Verbier Festival Chamber Orchestra, ma la cui esperienza e profondità sono i capisaldi che la contraddistinguono sul panorama internazionale. Un plus giovanile che detta i canoni del futuro musicale con determinazione e competenza. È un guardare oltre, un imparare a dialogare, a confrontarsi e vivere affianco ai grandi maestri, a scoprire le spigolature della musica contemporanea e barocca, restituendoci un’esecuzione sorprendentemente affascinante come l’ultimo brano in programma, Water Music Overture di Händel arrangiata da Daniel Schnyder presente in sala. L’ouverture è tratta dall’opera eseguita nel 1717 per re Giorgio I, che aveva chiesto un concerto sul fiume Tamigi. Il concerto fu eseguito da 50 musicisti che suonavano su una chiatta in prossimità della chiatta reale, da cui il re ascoltava con alcuni amici intimi. Esplosioni di luci, cascate d’acqua, fresca vitalità che irrompe con frenesia, è ciò che l’arrangiamento di Schnyder rende ancora più vibrante. Direttore e orchestra con un virtuosismo incandescente a volte quasi spettacolare, svettano verso pirotecniche soluzioni che ricadono sul pubblico come una stillante sinfonia d’acqua.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(28/07/2014)
Foto: ©Aline-Paley
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