Wagner, divieto di amare

  
Wagner, Das Liebesverbot con Erika Sunnegarch, Daniel Brenna, Bernhard Berchtold, Tuomas Pursio, Orchestra Münchner Rundfunkorchester Direttore Ulf Schirmer
Un flusso melodico ragguardevole, incanalato in un contesto orchestrale fortemente ritmizzato, tipo Comte Ory rossiniano o certo Auber, senza perciò essere totalmente privo di momenti originali
 
di Johannes Streicher

Muenchner RundfunkorchestersMonaco di Baviera – Bel fine settimana dedicato al ( primo) romanticismo tedesco, a Monaco): dapprima un’intensa, liricissima esecuzione delle Szenen aus Goethes Faust di Schumann, dirette da Daniele Harding, con protagonista Christian Gerhaher, artist in residence della stagione del Symphonieorchester des Bayrischen Rundfunks, poi un concerto con musiche pianistiche e vocali da camera del giovane Wagner, a corollario di un eccellente convegno musicologo ( sotto la direzione scientifica di Laurenz Lütteken dell’Università di Zurigo), infine l’esecuzione in forma di concerto di Das Liebesverbort ( il divieto d’amare, 1836). Il tutto organizzato dalla Radio Bavarese, che per l’anno wagneriano ha puntato, in modo indubbiamente originale, sulla prima opera lirica mai rappresentata di Wagner, che per una serie di circostanze venne data un’unica volta a Magdeburg ( il 29 marzo 1936), per poi scomparire negli archivi fino al 1923, quando venne riesumata proprio a Monaco.

Raramente rappresentata negli ultimi tre decenni la si è ascoltata solo a Graz, Monaco e a Waterloo Festival (Usa) nel 1983 ( anno del centenario della morte), a Palermo nel 1991, a Tokio nel 1996 e ancora a Monaco nel 2002.
Si potrebbero enumerare diverse ragioni per la scarsità delle riprese del Liebesverbot, intanto, la falsa partenza (un’unica recita, perché la compagnia di sciolse subito dopo), le avverse circostanze che impedirono altre produzioni ottocentesche, che il giovane Wagner inizialmente aveva ovviamente caldeggiato, per poi finire per ripudiare ( o quasi) l’opera, i molti ( troppi) echi di operisti contemporanei, italiani e francesi, di cui la partitura è disseminata, il non indifferente impegno esecutivo ( undici ruoli di canto, quasi tre ore di musica), un’orchestrazione a mio avviso spesso e volentieri ridondante, senza essere davvero avvincente. Ciò nonostante si tratta di un’opera interessantissima, che in parte è caratterizzata da un flusso melodico ragguardevole,incanalato in un contesto orchestrale fortemente ritmizzato, tipo Comte Ory rossiniano o certo Auber, senza perciò essere originali: dai violini in registro acuto ( pre-lohengriniano) dall’inizio della seconda scena, in cui fa capolino già il cosiddetto “Amen di Dresda” ( poi utilizzato, con ben altro significato, nel Parsifal), al bellissimo concertato del primo Finale alla grande scena e aria di Friedrich, in cui si pre-annuncia “L’olandese volante”.

Esecuzione ottima, diretta da Ulf Schirmer a capo della seconda orchestra della Radio Bavarese, ovvero il Münchner Rundfunkorchester, più piccola della più celebre orchestre di Mariss Janssons, ma sempre eccellente ( splendida tra l’altro la fanfare finale degli ottoni), con un cast privo di stelle, ma di solida qualità canora, tra cui svettava in tutti i sensi l’estrosa Isabella di Erika Sunnegardh, soprano svedese-americano destinato a una carriera altrettanto luminosa come la sua voce stupenda. La Sunnegardh era circondata da due altri soprano ( Marika Schönberg e Magdalena Hinterdobler), dalla bellezza di quattro tenori, dal buffo Peter Schöne (Brighella) e dal tonitruante Friedrich del finlandese Tuomas Pursio, voce non bella ma dagli accenti marcati, insuperabile il Coro assai possente ( 60 elementi): essendo quello della radio bavarese impegnato con Schumann, al suo posto è stato chiamato il Coro Filamormonico di Praga diretto da Lukàs Vasilek.

di Johannes Streicher
  Classica Voice 
  (05.03.2013)
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