Palcoscenico della serata conclusiva di Sorsi D’Autore, Villa della Torre a Fumane. Tra le rimembranze architettoniche e artistiche di Michele Sanmicheli e Giulio Romano, l’Arte dell’Amarone Allegrini.
di Antonella Iozzo
Fumane (VR) – Amarone Passion. Forever l’istante eterno della tradizione. L’evento clou della 15esima edizione di Sorsi d’Autore ideati dalla Fondazione AIDA, si è tenuto il 25 luglio scorso presso Villa Della Torre, Fumane (VR), maestosa sede di rappresenta Allegrini.
Dal vino all’arte, dalla cultura al territorio, per un total living nella storia in divenire del nostro patrimonio enogastronomico, artistico e paesaggistico. Questo l’intento che ha guidato questa edizione di Sorsi D’Autore; sei noti personaggi per sei location d’eccezione ovvero sei prestigiose ville venete per altrettanti appuntamenti che hanno ridefinito l’orizzonte della bellezza da vivere con ogni senso. Fil rouge, il vino. Essenza culturale dell’alimentazione e della convivialità, espressione di terroir nel senso più pieno del termine, quindi non solo insieme di fattori geografici, geologici e climatici ma il modo in cui l’uomo gestisce, interpreta e vive il territorio. Gesti unici e inimitabili.
Palcoscenico della serata conclusiva di Sorsi D’autore, Villa della Torre, quindi, fascinazione storica carica di vissuto sul fondale di una degustazione guidata dal presidente dell’AIS Veneto Marco Aldegheri, su tre selezioni della cantina Allegrini: Valpolicella Classico DOC 2013, La Grola IGT V.se 2011 e Amarone Classico DOCG 2010. Tra le rimembranze architettoniche e artistiche di Michele Sanmicheli e Giulio Romano, l’Arte dell’Amarone Allegrini.
Amarone Passion per Sorsi D’Autore. Tre espressività di un unico inconfondibile stile: passione, autenticità, tradizione Allegrini. Preziosi frammenti di un concept che pone la Famiglia Allegrini sul parterre internazionale, prospettiva che amplifica la cultura dell’Amarone oltre ogni confine. Ed è proprio questa concezione, questa tradizione evolutiva che percepiamo da ogni calice. Effluvio che seduce e conquista ad iniziare dal Valpolicella Classico DOC 2013, color porpora capace di attrarre l’iride, profumi croccanti di frutta rossa fresca e vibrante come il ribes e note speziate, il gusto avvolge ogni pupilla e invita a un nuovo assaggio . E’ il battito vibrante della Valpolicella, è il gesto di Allegrini che accende il valore del tempo. La degustazione è accompagnata dal Formaggio Asiago DOP nelle sue diverse stagionature. Il più cremoso con appena 20 giorni di stagionatura è ideale per accompagnare questo prezioso nettare.
Si esplorano le diverse sfumature dell’eccellenza giungendo a La Grola IGT V.se 2011. La Grola, un vigneto unico, un quadro dipinto dalla natura, ogni elemento, dal sole al vento, dalla luce alla terra, concorre alla sua mirabile composizione capace di trasformare i suoi frutti in bacche dalle quali stillerà una fulgida bellezza liquida, dai riflessi lucenti. La Grola, è il vigneto fortemente voluto da Franco Allegrini, il papà di Marilisa Allegrini, che da perfetta padrona di casa, c’introduce nella storia di famiglia, nel cuore pulsante dei vigneti come La Grola, appunto. Un racconto di vita che scorre in parallelo a quello delle viti. Elegante, intenso, equilibrato, è un crescendo di profumi fini, di spezie dolci di cannella. In bocca la sua ruvida complessità scalda il piacere sensoriale e ci trasporta verso una lunga persistenza che rinsalda il gusto. Perfetto l’Asiago stagionato, decisamente più deciso e ricco.
Amarone Passion per Sorsi D’Autore. La degustazione si conclude con l’Amarone Classico DOCG 2010, talento Allegrini, in un crescendo di sonorità vellutate che srotolano il passato, le voci dei vigneti, la sapienza e il rispetto dei gesti antichi. Un complesso di mille sentori che si apre come una suite intensa, carismatica, suadente. Speziatura cipriata, frutti macerati, lieve sentore di cioccolato, di cannella, una sottile nota balsamica e una quiete silente che rivela la ricchezza del suo corpo, rimanendo a lungo in un sogno sospeso nel godimento sensoriale. Persistenza che si accorda con l’Asiago DOP stagionato, quattro anni. Il tempo ha forgiato il sapore, il sapore ha sposato il tempo.
Into the Allegrini world, l’alba della cultura ha radici profonde e la visita alla Villa della Torre ne è una conferma. È Giancarlo Mastella il nostro Cicerone. Le sue innate doti di oratore, l’intraprendenza intellettiva, la naturale predisposizione ad intrattenere il pubblico con loquacità, simpatia e sapere culturale, hanno reso la visita una promenade dentro il rinascimento.
Circondata dal meraviglioso vigneto denominato Palazzo della Torre, la Villa è un gioiello architettonico del Cinquecento italiano, che dobbiamo a Giulio della Torre, intellettuale di grande cultura e dai poliedrici interessi. Terminata intorno al 1560 è chiamata ancora oggi dagli abitanti di Fumane “El Palasso” (Il Palazzo), proprio per le mura che circondano l’edificio. Il progetto è stato firmato da Giulio Romano, autore del “Palazzo Te” a Mantova, Michele Sanmicheli, Bartolomeo Ridolfi e lo stesso Giulio Della Torre, il cui gusto e conoscenza artistica erano molto note ed apprezzate all’epoca. Oggi poter sostare in questo luogo ascoltando la piacevole descrizione di Giancarlo Mastella, amplifica la nostra immaginazione trasportandoci tra gli anfratti di antiche tradizioni, di storie sospese tra credenze e verità, tra sacro e profano. Giancarlo Mastella, stimola la curiosità, offrendoci spiegazioni ardite e fascinose come un percorso costruttivo dal basso verso l’alto ossia dagli Inferi al Paradiso e viceversa, affinché ognuno ritrovi l’armonia con la propria anima. E’ lo spirito della Famiglia Della Torre, umanisti e legati con la Chiesa.
Tutto è piacere per i sensi ad iniziare dal Peristilio, il“cuore della casa” che, come nella domus antiqua, accoglieva gli ospiti per esperienze umanistiche nelle sfumature della poesia, della musica, della lettura dei classici, senza dimenticare la contemplazione della natura. Senza dubbio molto suggestiva la Grotta a base ottagonale la cui facciata esterna in massi di pietra locale, che va a formare una gigantesca e inquietante maschera, mentre chiocciole, telline, sassi di fiume, frammenti di quarzo, spugne, decorano le pareti. Elementi di un modo organico e naturale per un ambiente la cui destinazione ancora oggi è avvolta nel mistero, forse dimora del benessere, forse ritrovo culturale, forse le linee della storia che ancora navigano nell’ombra, certo è che sostarci è come percepire la sottile complessità poli-culturale di un’epoca pronta ad abbracciare le diversità, come ci induce a riflettere la perspicacia di Giancarlo Mastella.
Vero capolavoro è il Tempietto attribuito al Sanmicheli con pianta ottagonale e pronao e la Peschiera, costruzione romanica in miniatura, che zampilla, delizia, pulsa della vitalità dell’acqua, indispensabile per la vita, essenziale per stupire gli ospiti con giochi acquatici.
Decisamente scenografici i Mascheroni, stupendi, ironici camini che ornano le stanze della Villa. Monumentali espressioni grottesche, in grado di evocare significati allegorici e narrazioni zoomorfiche. Occhi sbarrati, criniere leonine, pesci fantastici dalla bocca spalancata per permettere all’ospite di fantasticare tra le onde del mare riportate al suo interno. Ma su tutti, un camino in particolare, il preferito di Giancarlo Mastella, si lascia amare: in una piccola sala una ludica intuizione rapisce il nostro sorriso: putti che giocano il diavolo dilatando la sua figura. Il bene e il male, il grottesco e il fantasioso per una teatralità che veste la memoria di storia e il presente di cultura.
Cultura, quindi, in un sorso d’autore che dipana una sinfonia di espressività territoriale, d’interazioni di arti e confluenze di stili, sotto il segno dell’Amarone. Incipit del talk show presso il Centro di Appassimento con Dario Vergassola, Luca Telese e Marilisa Allegrini. Quasi una divertente “piece teatrale” che ha introdotto lo spettacolo “L’Arte Dell’Amarone” co-produzione Fondazione Aida e Amarone Families. Verve, effervescenza, coinvolgimento per un intrattenimento culturale che ha posto sul podio l’Amarone. Un attimo di vita condensato nella sua travolgente forza espressiva. Gesti, dedizione, terroir, esperienza per sorsi di Arte che il mondo celebra grazie alle Famiglie dell’Amore che portano per il mondo l’eccellenza dell’Amarone, la forma suprema del Mady in Italy nel bicchiere.
Tra battute e ricordi, tra affermazioni e riflessioni, sapientemente modulate da Telese, la voce dell’Amarone è emersa forte e chiara attraverso la dedizione, le prospettive di crescita e l’amore di Marilisa Allegrini, da sempre impegnata nella valorizzazione e promozione dell’Amarone e della Valpolicella, insieme alle Famiglie dell’Amarone d’Arte, (Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi Agricola, Musella, Speri, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Tedeschi, Venturini e Zenato). E non ci poteva essere ouverture migliore per il Debutto Teatrale- “L’Arte Dell’Amarone” con Andrea Bellacicco, Jacopo Pagliari e Annalisa Morsella, regia Raffaele Latagliata.
Dal reale fermento al teatrale momento per una sequenza d’immagini che, raccontando il vino e la sua storia, giungono all’Arte dell’Amarone. Sul palcoscenico effetti spy story, frammenti del teatro dell’assurdo, modulazione del teatro musicale anni cinquanta. Gli ingredienti sembrano essere quelli giusti, ma il soggetto, ovvero l’Arte dell’Amarone, è pericolosamente ricca di cadenze tecniche, di complessità, di verità che gravitano intorno alla sua essenza, e nonostante la discreta padronanza scenica degli attori e la scrittura registica, l’intero spettacolo è percorso da seriosi accordi che non cedono alla melodia di un fascinoso racconto carico di cultura e tradizione, ma restano sospesi nel largo maestoso di una sinfonia che non catalizza l’attenzione. È come se effetti ombra velassero la scorrevolezza del testo, proiettando lo spettatore in uno stato d’attesa, ma in fondo poi, c’è sempre la luce dell’Amarone, la verità della sua Arte.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(26/07/2014)
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