Autochtona, un corollario di piccole realtà con un obiettivo comune comunicare le differenze territoriali raccontando la loro storia fatta di fatica e passione, di origini e tradizioni.
di Antonella Iozzo
Bolzano – The Autochtona days, l’11esima edizione del Forum nazionale dei vini autoctoni è andata in scena il 20 e il 21 ottobre scorso nei padiglioni di Fiera Bolzano in contemporanea con Hotel, fiera internazionale specializzata per hotellerie e ristorazione.
82 produttori, 14 regioni italiane, più di 300 etichette autoctone. Oltre i numeri il carattere del terroir. Ogni tradizione è una preziosa testimonianza del nostro passato, quella che caratterizza la tipicità del patrimonio vitivinicolo italiano scorre nelle radici di vitigni antichi, gli autoctoni, autoritratti di cultura e territorio da degustare e respirare sorso dopo sorso presso i banchi d’assaggio di Autochtona.
Un corollario di piccole realtà con un obiettivo comune, comunicare le differenze territoriali raccontando la loro storia fatta di fatica e passione, di origini e tradizioni. Produttori che ad Autochtona trovano le condizioni migliori per interagire con il mercato, la stampa, i wine lovers. Bisogna tener presente che per i piccoli produttori il rapporto con il marketing non è stato idilliaco, spesso i grandi eventi, i grossi buyer, le dinamiche strategiche escludono o riducono al minimo le prospettive, Autochtona accorcia le distanze, ma soprattutto crea una rete di dialogo produttivo su misura. Sinergie che vestono la qualità e ci riconducono verso il valore di espressioni autentiche.
Fragranze diverse e lontane con-vibrano tra gli stand espositivi e il numeroso pubblico molto curioso e preparato. L’interesse è alto e i vini non deludono, anzi rilascino tutto ciò che ci si aspetta da un autoctono: il profumo dell’unicità calibrata dai gesti e da quel particolare terroir che è li e non altrove. Ed è quello che abbiamo provato saggiando i vini dell’Associazione Viticoltori di Refosco di Faedis, in particolare il Refosco 2010, dell’Az. Di Gaspero Flavia e Umberto, il Refosco 2009 dell’Az. di Zani Claudio e il Refosco 2011, dell’Az. Ronc dai Luchis. Tre variazioni su tema di un vino di carattere nell’interpretazione del produttore, tre sfumature di rosso che si equilibrano nell’aromaticità del Refosco.
Note di eleganza e di memoria capaci di implodere in passione danzante la melodia del tempo. è il suono che percepiamo degustando un ottimo Carpanè Corvina Veronese, 2010, corvina 100% dell’Az. Agricola I Scriani. Strutturato, ma molto aggraziato ci rimanda ai profumi della Valpolicella e ai gesti dei suoi produttori, è un sunto armonico e bilanciato. Più intenso, ovviamente, e più maestoso l’Amarone Doc classico, ma mantiene sempre una certa raffinata elegia che lo rende perfetto per una serata importante ma sobria.
Into the Autochtona world, il vino riflette il pensiero del produttore e viceversa, è una continua evoluzione che tiene ben strette le proprie origini perché non ci può essere futuro senza un passato intrecciato ad una giusta dose di intraprendenza manageriale e di questo i produttori ne sono ben consci quanto pronti a seguire l’onda di un mondo che sta cambiando, ma con in mano le proprie radici. È il caso del rosso Colline Saluzzesi “Provana del Sabbione”, uno dei vini più antichi d’Italia, rinato al Castello della Manta. Semplicemente velluto sonoro che srotola la su armonia rotonda e ampia. La sensazione avvolgente ci rimanda verso il piacere del godimento sensoriale, una lunga persistenza induce il pensiero verso orizzonti tesi fra la storia e il presente, per un dialogo dei sensi.
Tra l’armonia dei vini e il sorriso dei produttori Autochtona, fashion appointments con “Autoctoni che passione!”, ovvero, le migliori etichette premiate con gli “Autochtona Award” da una giuria di wine journalist italiani e internazionali presieduta dalla giornalista Christy Canterbury tra le sette donne Master of Wine degli Stati Uniti. About winners: Miglior Vino Rosso Fara “Vigna di Sopra” Az. agricola Bianchi Cecilia, Piemonte; Miglior Vino Dolce, Breganze Doc Torcolato 2010 della Cantina Beato Bartolomeo Breganze, Veneto; Migliori Bollicine Spumante Doc Brut “Trentasei”: etichetta emiliana della Cantina della Volta, Bomporto Emilia Romagna; Miglior Vino Rosato “Pinko Nero” Montepulciano 2013, della cantina Angeli di Varano, Marche; Miglior Vino Bianco Falanghina del Sannio “Maior” 2013, Cantina campana Fosso degli Angeli; Premio Speciale Terroir, tradizionalmente assegnato all’etichetta che meglio rappresenta l’espressione del vitigno legato al suo territorio di riferimento, “Piculit Neri” 2013 di Emilio Bulfon Friuli Venezia Giulia.
Autochtona, sul podio la rarità, la qualità, la territorialità. Una triade vincente per produttori e consumatori di mezzo le proiezioni di un mercato orientato sempre di più verso una qualità le cui origini ne custodiscono il valore nel tempo.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(23/10/2014)
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