Sinergia d’intenti e di talenti: cultura per crescere e migliorarsi, cultura come stimolo per le generazioni presenti e future, cultura come terroir d’eccellenze nell’orizzonte dell’universo.
di Antonella Iozzo
Verona – Premio Masi: quando il vino comunica cultura, impegno sociale, impresa, scienza, attualità. Impronte di civiltà che raccontano il nostro tempo e divengono storia nel segno del domani. Sabato scorso la XXXII edizione del Premio ha posto l’accento su Marjane Satrapi, Giovanni Bonotto, Giacomo Rizzolatti, Sergio Romano e Vigne Di Venezia nelle persone di Gianluca Bisol, Michel Thoulouze e Flavio Franceschet, linee melodiche di una sinfonia concertante la primigenia essenza del Premio Masi: intraprendenza creativa impregnata dal senso dei valori. Produttività, quindi, in tutte le sue migliori declinazioni ad iniziare da quelle culturali che hanno reso il nostro Paese fiero delle civiltà venete: artisti del fare, menti del divenire. Tre le sezioni del premio: Premio “Grosso d’oro Veneziano” per il quale da questa edizione la Fondazione Masi collabora nella selezione delle candidature, con Fondazione Corriere della Sera di Milano, “Civiltà Veneta” e “Civiltà del Vino”.
Una giornata intensa quella di sabato, iniziata con la conferenza stampa presso le Possessioni Serego Alighieri di Gargagnago di Valpolicella, una villa, oggi azienda agricola vitivinicola e foresteria, che emana il fascino della storia trattenendone il respiro, infatti la residenza acquistata dal figlio di Dante Alighieri e ancora oggi, dopo ben ventun generazioni, di proprietà dei Conti Serego Alighieri discendenti diretti del poeta. E non poteva esserci luogo migliore per dare inizio ad un evento che esprime sinergia d’intenti e di talenti: cultura per crescere e migliorarsi, cultura come stimolo per le generazioni presenti e future, cultura come terroir d’eccellenze nell’orizzonte dell’universo.
I sette premiati con molta cordialità e simpatia entrano in scena, ognuno porta con se la propria esperienza, la propria individualità, la propria radice che continua a vibrare di forza e identità, il proprio progetto, il proprio lavoro, intriso di passione e professionalità. Un impegno al quale le parole della presidente della Fondazione Masi Isabella Bossi Fedrigotti, s’incollano alla perfezione: impegno come esempio per la collettività e insieme testimonianza di un Paese creativo capace di aprire nuove prospettive per il futuro. Le fa eco Sandro Boscaini, Vicepresidente della Fondazione Masi, presidente di Masi Agricola e ideatore del Premio, l’anima di un vino come l’Amarone, eccellenza indiscussa del nostro territorio, non può che essere affiancata da interpreti culturali che condividono gli stessi valori. Confluenze di anime, interazioni di personalità, tutto il resto è vitalità pulsante che continua a credere e ad investire nelle nostre risorse.
Dicevamo tre sezioni del Premio Masi: “Grosso d’oro Veneziano” alla scrittrice iraniana Marjane Satrapi. Autrice del romanzo autobiografico a fumetti “Persepolis”, diventato anche un film d’animazione, si è distinta per il suo impegno nella difesa dei valori universali di libertà, giustizia e integrità umana. Un mosaico di emozioni e situazioni hanno contraddistinto la sua vita, vissuta sempre in nome della libertà. Una libertà cercata disperatamente, trovata e comunicata nel rispetto dell’individuo. Divertente e ironica è un libro aperto sulla realtà quotidiana.
Per la sezione cultura “Civiltà Veneta”, il premio è conferito a Giovanni Bonotto, imprenditore tessile vicentino, Giacomo Rizzolatti, neuroscienziato friulano e Sergio Romano, scrittore e diplomatico vicentino, per aver contribuito ad affermare e trasmettere i valori civili e universali delle Venezie.
Giovanni Bonotto con la sua “Fabbrica Lenta”, ha saputo ridare il giusto valore al tempo, anzi da esso ne ha estratto la condizione necessaria per tessere la bellezza artigiana dell’Arte. Ogni giorno con amorevole cura prendono vita tessuti unici di altissima qualità dal cashmere della Mongolia al tweed di yak tibetano, grazie a 200 maestri artigiani che lavorano su telai degli anni ’50 e ’60, recuperati da vecchie fabbriche. Gesti che evocano il piacere del creare, mani che evocano emozioni, disegnando un nuovo modo di produrre, seducente e qualitativamente superiore. Un modo che attraendo i nuovi ricchi esporta il senso e l’amore del proprio passato e l’audacia della fantasia unita alla sperimentazione. Giacomo Rizzolatti, grazie alla sua scoperta dei “Neuroni specchio”, ha contribuito in modo significativo allo sviluppo delle neuroscienze ponendo le basi scientifiche dell’empatia tra esseri umani.
Capire gli altri, comprendere gli stati emotivi dell’altro e quindi scoprire noi stessi. Interazioni sociali complesse che svelano profonde verità, adesso affrontate dal punto di vista scientifico. È la scienza che ci osserva, è la vita che si riflette nei suoi più intimi interstizi.
Infine Sergio Romano giornalista, storico e diplomatico di Vicenza, acuto osservatore e interprete dell’attualità e della storia. Una personalità intellettuale di rilievo le cui spiccate doti unite all’imparzialità e all’intelligenza lo hanno reso interprete del nostro tempo e testimone autorevole della storia.
Per la sezione Civiltà del Vino si aggiudica il premio il progetto “ Vigne di Venezia” che riunisce Gianluca Bisol nome storico del prosecco, Michel Thoulouze ex amministratore delegato di Telepiù e Flavio Franceschet l’architetto e professore in pensione, uniti da un unico obiettivo, divenuto realtà : aver recuperato le vigne storiche della città di Venezia e della sua laguna.
Venezia culla di Arte e cultura, oggi danza nella musicalità dei suoi vini, è una melodia che rinasce ricca del suo passato e delle sue tradizioni e diviene l’altro volto della promozione, espressione di coesione e rivalutazione del territorio, Le Vigne di Venezia, quindi : Terre di Venezia/Venissa – Bisol, Orto di Sant’Erasmo – Michel Thoulouze, Associazione Le vigne ritrovate/La Laguna nel Bicchiere – Flavio Franceschet.
Da piccoli, piccolissimi vigneti situati all’interno dei Conventi, il ritorno al passato ci conduce al recupero del vitigno autoctono di Venezia Dorona, detto anche Uva d’Oro per il brillante colore delle sue bacche.
Il progetto di Venissa in Scarpa – Volo, a Mazzorbo della famiglia Bisol è un perfetto esempio di “vigna murata”, due ettari cinti da un muro settecentesco in parte ricostruito in epoca successiva, ed è come se un lungo abbraccio con la storia riedificasse nuovi giorni intorno a noi.
I quattro ettari di vigneti, lavorati senza aratura o utilizzo di concimi e diserbanti, grazie al ripristino dell’antico sistema dei canali e chiuse per il drenaggio, sono invece il fiore all’occhiello di Michel Thoulouze che ha acquistato casa all’Isola di Sant’Erasmo rivalutandone il terreno considerato il migliore della zona. Il risultato? Il suo vino l’“Orto di Venezia”, un nettare che ridona gusto al pensiero. Concludiamo con Flavio Franceschet, artefice de “La laguna nel bicchiere-Le Vigne ritrovate”, un’associazione no-profit che si propone di valorizzare i prodotti del suo territorio tra cui ovviamente , il vino, anzi i due vini “In Vino Veritas” e “Rosso Gneca”, assolutamente naturali, unico valore aggiunto l’amore e la completa dedizione, perché rinascere frutto della terra è ritrovare se stessi, è sapere dove stiamo andando e soprattutto da dove proveniamo.
I sette i premiati nel pomeriggio hanno poi firmato la botte di Amarone Masi a loro dedicata, presso l’Azienda Agricola Masi. Un’occasione per visitare le Cantine accompagnati da Sandro Boscaini, la cui eleganza ed intelligenza nel creare dialoghi e confronti anche fra produttori è stata sottolineata da Thoulouze, una festa sobria e raffinata, feeling di umori e luci che stillano l’essenza del vino. Numerose personalità sono presenti all’evento come il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, insieme sotto il cielo della cultura, le forme dell’eccellenza siglano la loro concreta presenza ed essenza.
La serata si conclude con la Cerimonia di premiazione presso il Teatro Filarmonico di Verona, un vero e proprio talk-show condotto da Antonello Piroso, come sempre dinamico, intraprendente, coinvolgente e arricchito da un video sui premiati. Il teatro è gremito, si accendono i riflettori sui premiati e la Fondazione Masi, si alza il sipario sulla cultura e la civiltà ringrazia.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(07/10/2013)
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