Pulsazioni del vivere “L’Arte di mostrare L’Arte”, Award Allegrini, of course. Quest’anno luci su Maria Luisa Pacelli, direttrice del Palazzo dei Diamanti di Ferrara. La pulsazione che anima la cultura si chiama coraggio, lo sa bene Marilisa Allegrini, quint’essenza del suo DNA.
di Antonella Iozzo
Fumane (VR) – Pulsazioni del vivere contemporaneo fra arte, cultura, storia, sotto il segno distintivo di Allegrini Wine. Allegrini, l’eccellenza elevata a impegno socio -culturale, tradizione e valore storico dalla Valpolicella al mondo, registra il battito del nostro presente nel suo articolarsi attraverso il valore, le opere e l’impegno di uomini e istituzioni che restituiscono all’uomo la sua essenza più alta tesa fra estetica e responsabilità soggettiva. Un concept che assume le forme di un premio “L’Arte di mostrare L’Arte”, giunto alla quinta edizione.
Quest’anno luci su Maria Luisa Pacelli, direttrice del Palazzo dei Diamanti di Ferrara, che ha ricevuto il premio la settimana scorsa a Villa Della Torre, Fumane di Valpolicella (VR).
“L’Arte di mostrare L’Arte” ma anche l’arte di saperla riconoscere, leggerla, codificarla rendendola viva testimonianza per il pubblico in una narrazione mai banale ma molteplice e profonda. Pulsazioni d’idee che affiancano le pulsazioni artistiche divenendo rigeneratori di senso, privilegiando il confronto e il dialogo fra linguaggi, epoche e visioni, ma soprattutto favorendo il dialogo fra professionalità indubbie, Enti e sistemi che formano il tessuto connettivo della città. È come se da un calice di vino Allegrini si elevasse il trait d’union fra Allegrini e la sua storia, un background fatto di nobiltà e terroir, di origine e sharing.
Infatti, nella figura di Maria Luisa Pacelli Allegrini si premia una città che ha scommesso concretamente sulla cultura come motore di sviluppo e insieme collante di un tessuto civico.
Giancarlo Mastella, con un savoir-faire che da sempre lo contraddistingue, apre la serata alla presenza del sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, dell’assessore alla Cultura del Comune di Verona Francesca Briani e dei membri della giuria del Premio Paola Marini, Guido Beltramini, Gianni Moriani.
Maria Luisa Pacelli è stata e continua ad essere la protagonista sulla scena e dietro le quinte, di un lavoro meticoloso, impegnativo, greve di un eredità non facile da gestire. Umile, dedita al lavoro, attenta al dettaglio, animata da un forte senso del dover e dalla passione. Sono le pulsazioni di Maria Luisa Pacelli che ha saputo interagire con questa realtà, ridefinirne le prospettive e le dinamiche, superando la stagione, non facile, della crisi economica internazionale, consegnandoci una città fedele alla sua vocazione artistica e proiettata nel futuro. Ed è proprio questo che percepiamo dalle sua parole «Ogni progetto è una sfida. Ma le sfide si vincono con uno staff coeso, in collaborazione con l’amministrazione e avvalendosi di curatori d’eccezione. Lo studio del percorso espositivo è il momento cruciale, per rendere interessanti i contenuti veicolandoli attraverso gli strumenti più adatti, che ad esempio cambiano nel caso dei giovani, verso i quali siamo molto attenti; per questo cerchiamo di essere efficaci anche con i social media».
Nella cultura risiede il patrimonio dell’umanità, quel volto carico di identità ed entità, di radici e tradizioni. Riflettere questa immagine con sentimenti umani, rendendola, quasi perfetta, metafora del tempo e della vita mentre cerchiamo di costruire l’equilibrio del nostro presente, è la mission di Maria Luisa Pacelli e Ferrara, feeling, continuum, l’arte di mostrare l’arte.
Logica conseguenza che ritroviamo nelle motivazioni …Ferrara è una delle città italiane che con maggiore determinazione e successo ha perseguito la difficile via di una proposta culturale di alto profilo legata alle mostre, incardinandola a due assiomi: progettualità con gestione pubblica delle mostre e la ricerca di una loro redditività coniugata alla qualità dei contenuti, in proiezione internazionale.
….Arrivata alla direzione di Ferrara Arte nel 2011 – dopo essersi formata per una dozzina d’anni sotto la guida sapiente del precedente direttore-fondatore Andrea Buzzoni – Maria Luisa Pacelli ha saputo costruire le condizioni per proposte espositive di primo livello, capaci di essere al tempo stesso occasioni internazionalmente riconosciute di dibattito e sviluppo della storia dell’arte, ma anche dei percorsi e dei progetti culturali che hanno coinvolto la città, il territorio e le scuole…Tutto ciò con una gestione attenta delle risorse e della comunicazione, che ha portato le due ultime mostre del 2016, lodate come esemplari dalla critica internazionale, ad essere viste da un gran numero di visitatori: 128.187 per De Chirico a Ferrara, e 146.567 per Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi.
La pulsazione che anima la cultura si chiama coraggio, lo sa bene Marilisa Allegrini, quint’essenza del suo DNA che affianca ad una determinazione non comune e ad un profondo senso del fare, del promuovere e del comunicare il terroir nel senso più ampio del termine. Non solo territorio e radici ma amore e passione che s’intrecciano nel mondo molto più ampio del dinamismo economico e muovono le fila dell’international system. Sembra quasi impossibile che un ottimo calice Allegrini possa essere un’opera d’arte totale: filosofia di vita, valore del fare, arte del vivere in armonia con la bellezza, basta saperla riconoscerla.
Una performance evolutiva quella di Allegrini che ha intrecciato relazioni con l’Ermitage di San Pietroburgo, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e con i numerosi intellettuali, di varia estrazione ed interessi, periodicamente invitati presso Villa Della Torre, il monumento rinascimentale di Giulio Romano, sede pulsante della vita aziendale.
Una cerimonia conclusasi con le note della convivialità, una cena con texture venete e ferraresi a cavallo fra la storia. Dal risotto che chiama la zucca e risponde con l’amarone, dal maialino alla rinascimentale, sunto di arte culinaria nel rimando allegorico con il melograno fino ad un dessert caldo e appagante come le sere d’autunno, pan di spagna, cioccolato, nocciola e castagne. Pennellate di rosso si alzano dai calici e se l’ultimo nato di Poggio al Tesoro, in quel piccolo paradiso che è Bolgheri, è un classico bordolese, Il Seggio 2014, intensità che ha tanto da dire nel tempo le sue rime più profonde, La Poja Allegrini 2011, è la più regale delle sinfonie, struttura, tannini, complessità, persistenza, semplicemente La Poja.
Ultimo atto, naturalmente, il Recioto Giovanni Allegrini 2012, e quando è il nome, la storia a comparire sull’etichetta il passato non può che rendere la vita presente più emozionante e luminosa.
ALLEGRINI
Via Giare 9/11 – 37022 Fumane Valpolicella (Vr)
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di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(29/10/2017)
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