Al Resort Ville Sull’Arno di Firenze il Ristorante Flora e Fauno. Emozioni che si muovono a vele spiegate sulle papille gustative di chiunque voglia provare la sonora matericità del cibo.
di Antonella Iozzo
Firenze – Morbido, avvolgente, vellutato, speziato, dolce, tutti i timbri e le sfumature del gusto in un’esperienza sensoriale da vivere al Ristorante Flora e Fauno presso il Resort, a cinque stelle, Ville Sull’Arno, a Firenze. Un luogo magico della collezione Planetaria Hotels.
Emozioni che si muovono a vele spiegate sulle papille gustative di chiunque voglia provare la sonora matericità del cibo. Sono fragranze che cavalcano l’universo dell’arte culinaria attraverso la tradizione, la creatività e l’alta qualità della materia prima. Il risultato, sono piatti fortemente comunicativi che respirano, che veicolano il pensiero e l’abilità dello Chef e lo stile del Ristorante Flora e Fauno. In un ambiente che ricama il sogno, l’atmosfera intima, il ricordo romantico di una brasserie francese, l’eleganza informale e il servizio curato, sottolineano una tavolozza del gusto en plein air. Una petit amuse bouche apre la sinfonia: “Capasanta scottata con germogli”, ouverture per il palato che già pregusta il piacere della qualità modulata in abilità creativa.
Il “Crudo di carciofi al melograno, flan di pecorino e velo di amaranto”, riesce a creare vitali contrasti tra morbidezza e croccantezza, tra note leggermente amarognole e cadenze acidule che esaltano la composizione nella sua delicatissima sospensione temporale che evapora insieme al Prosecco Extra Dry Bisol, propostoci da Michele Lacerenza.
Ironica fantasia sulle forme del gusto e il nome dei piatti diventa teatrale segmento di una scena ancora da vivere, ovvero “Risotto di un milanese a Firenze con chips di Finocchiona”. È chiaro che almeno una parte dell’esperienza dello Chef Martin Vitaloni a fianco dello Chef Offidani, al Ristorante Rubacuori presso l’Hotel Chateau Monfort di Milano, parla milanese e il sous-chef Paolo Curzi ne segue la scia. Esperienza che si traduce in capolavori della tradizione rivisitati con originalità. Leggerezza, ottima cottura e nota acidula grazie al limone si affiancano alla sostanza toscana nella finocchiona, sorprendente contrasto se fosse polverizzata.
Una variegata gamma espressiva si fonde armoniosamente nei “Tagliolini all’uovo, porcini e mirtilli”. Sapori d’autunno che ci rimandano ad una passeggiata nel bosco. La dolcezza del mirtillo sottolinea la consistenza della pasta e il profumo dei funghi. Assonanze che avvolgono ogni boccone, l’equilibrio tra la dolcezza del mirtillo e la fragranza di sottobosco dei funghi è perfetto. Un valzer che sottende la quiete notturna del Pinot Nero Saltner 2012, della Cantina Caldaro, informale eleganza che cede il passo ad una vellutata persistenza.
Michele Lacerenza, presenta i vini, i patti, cura il servizio, coccola l’ospite, entrando in empatia con i suoi gusti ancora celati o, forse, semplicemente riflessi nella scelta da un menu che incuriosisce e stupisce per una presentazione che esalta l’estro creativo a favore della tradizione, sempre.
Il ritmo della cena avanza con un crescendo di sapori “Agnello e quinoa, ricci di mare e cavolo nero”. La materia prima è sublime, si scioglie in bocca. Ogni sapore mantiene le sue caratteristiche, la quinoa stempera i ricci di mare che rilasciano nuances impalpabile, il cavolo nero dona profondità al piatto. Nel calice, il Tam Bolgheri DOC Rosso Superiore, dell’Azienda Batzella. Profondità che accende le stelle della passione e della meditazione, non un controsenso ma una sintetica modulazione di contrari che si attraggano e pulsano all’unisono.
Ristorante Flora e Fauno: Firenze sullo sfondo, l’antica tradizione culinaria scrive la scenografia, il sous-chef Paolo Curzi, né da un’ elaborazione capace di sedurre l’afflato del piacere conducendoci sulle sponde di una favola, che ha il sapore del tempo e il fascino dell’inventiva, ad iniziare dalla presentazione. Su fondo nero un’opera astratta, quasi un dipinto di Sam Francis, che sgocciola la sua socialità, “Lampredotto, pure di patate, pak choi, funghi emoki, ostrica”. Incontri di passione nella vastità di un momento che scopre le vibrazioni della mente creativa. L’espressione più antica e povera della cucina toscana divine flou debussiano, che accarezza il palato, si lascia avvolgere dalla neutralità delle patate, risponde al richiamo carnoso e croccante del pak choi e cede al sapore fruttato dei funghi. Attimi in attesa di una voluttuosa empasse: l’ostrica. Quasi note d’amore da assaporare fino in fondo, intesa fra i sensi tra le onde suadenti del mare che rinascono nel profumo inconfondibile, che la sua tenera carne trattiene e rilascia, trasformando ogni assaggio in una sensazione saten che ci avvolge e ci travolge pericolosamente, intimamente, intensamente. Il lirico accordo continua con il bianco Conte della Vipera 2012, Antinori, Sauvignon cesellato da una piccola percentuale di Chardonnay, minerale e sapido, incisivo e deciso, espressivo e carico di fascino. Mai la tradizione è stata così passionale!
Michele sorride, al nostro sguardo perso nel piacere e ci consiglia alcuni dessert per continuare a vivere il momento “Latte e biscotti Plasmon a modo mio”, “Nuvola al Vin Santo e Cantucci” e “L’orto in-vaso dal pasticcere! Da annaffiare con cura”. Michele Lacerenza, osa, vuole stupirci con il Passito IGT Toscana, Dolce Pensiero della Tenuta Perini, e ci riesce. Ricco di profumi primari, mantiene il giusto equilibrio fra la nota dolce e l’acidità, gocce che bagnano la percezione e ci trasportano lontano.
Tre danze diverse per natura, uguali per loquacità. Calde coccole nella scioglievolezza del gelato al latte con un tocco di golosità al cioccolato che caratterizza il biscotto. Nuvole impalpabili e leggerezze saten per una vaporosa coccola al Vin Santo che ci ricorda la verve toscana Quasi calore e luce mediterranea per l’orto, un universo in un vaso in cui i suoi simboli, ovvero piccoli ortaggi caramellati si lasciano annaffiare mentre lievita la loro aromaticità …all’anice. Il terreno sfumato al cacao, il terriccio che ricorda delicatamente una vellutata di fagioli e una presentazione caratteristica che permette all’ospite d’interagire. È suo compito, infatti, è annaffiare l’orto per poter godere dei suoi frutti.
Il gusto della convivialità colora la notte, è una arabesque della mente nelle morbide curve dei sensi. Dalla vista al palato passando per l’olfatto, una conversazione che assume la piacevolezza di un incontro tra le diverse declinazioni del piacere culinario dallo Chef Marco Offidani, al direttore di Ville sull’Arno Stefano Risolè
Musa è Ville Sull’Arno, che scrive una nuova partitura: il gusto di vivere il bello della vita.
Hotel Ville Sull’Arno*****
Lungarno C. Colombo 1/3/5 – 50136 Firenze (Italy)
Tel: +39 055 670971 – Fax: +39 055 678244 – http://www.hotelvillesullarno.com
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(03/12/2014
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